Il Comandante e medico tropicalista Concetto Guttuso con Tucci in Nepal nel 1952

Storia della Medicina Militare

Barbara Pezzoni
Giuseppe Tucci (1894-1984), esploratore, orientalista e storico delle religioni, alla metà del XX secolo aveva già compiuto diverse spedizioni in Oriente: si era recato in Tibet, in India e per tre volte in Nepal. Egli considerava il Nepal come un anello di congiunzione tra il Tibet e l’India e sapeva bene che era una terra ancora inesplorata geograficamente e culturalmente. Ecco quale sarebbe stato lo scopo della sua quarta spedizione in Nepal, come egli stesso racconta nel libro Tra giungle e pagode del 1953. Per la sua esplorazione del 1952 la Marina Militare aveva designato, su richiesta dello stesso Tucci, il tenente Concetto Guttuso in qualità di medico, fornendo anche il materiale sanitario e scientifico necessario.

Concetto Guttuso, nato a Scordia (CT) il 20 ottobre 1921, si laureava in Medicina e Chirurgia nel 1945 nella Regia Università di Catania. Durante gli anni della seconda guerra mondiale da “sergente universitario” aveva frequentato la Clinica Chirurgica acquisendo una discreta competenza, ma la sua passione era sempre stata la medicina tropicale e dopo la laurea aveva conseguito due specializzazioni proprio in Malattie Tropicali (la prima a Roma nel 1949 e la seconda a Londra nel 1953). Agli inizi della sua carriera - dal 1945 al 1949 - Guttuso praticava la professione medica come aiuto chirurgo all’Ospedale Civile di Scicli (Ragusa). Nel 1949 entrava a far parte della Marina Militare venendo destinato nel 1951 al Centro Subacqueo del Varignano (La Spezia) e l'anno successivo avrebbe vissuto l'esperienza del viaggio in Nepal con Tucci. Lo stesso Guttuso, in una intervista che mi ha rilasciato nell’ottobre di quest’anno, ha ricordato come riuscì ad ottenere quell'incarico:

Leggendo nel mese di febbraio 1952 la terza pagina del Corriere della Sera apprendo che Tucci stava preparando una quarta spedizione in Nepal e che voleva essere accompagnato da un medico-fotografo specialista in malattie tropicali. Io, patito per la fotografia, gli scrivo ben quattro lettere alle quali non ottengo nessuna risposta. Membro di un armo di medici, nel mentre vinco la regata dei Tre Dipartimenti Messina-Taranto. Rientrando a La Spezia, mi fermo a Roma per salutare i miei colleghi dell’Istituto di Malattie Tropicali. Lì incontro una folla di persone tra cui riconosco Tucci ed il professor Mario Girolami allora direttore della Clinica. Approfittando della situazione, mi rivolgo a Tucci dicendo che più volte avevo cercato di contattarlo e che, essendo esperto di malattie tropicali ed appassionato di fotografia, mi candidavo per quell’incarico di medico per la sua spedizione in Nepal. Egli, dopo avermi detto di aver ricevuto centinaia di lettere per quel posto e che c’erano persone disposte ad autofinanziarsi per poter fare quella esperienza, vedendomi in uniforme ed abbronzato, si informa sulle mie capacità chiedendo informazioni direttamente al prof. Girolami, che naturalmente mi raccomanda per quell’incarico. Così proprio io fui scelto per quell’avventura 1.

Concetto Guttuso vincitore della coppa regata tre dipartimenti Messina Taranto del 1952
La regata dei Tre Dipartimenti Messina Taranto del 1952
Concetto Guttuso è il secondo da sinistra;
il maggiore medico M.M.Schirru sorregge la coppa dei vincitori


Concetto Guttuso col Prof. M. Girolami e Giuseppe Tucci nello studio della clinica delle malattie tropicali (1952)
Concetto Guttuso col Prof. M. Girolami e Giuseppe Tucci nello studio della Clinica delle Malattie Tropicali (1952)

Nei preparativi della missione Guttuso fu destinato a Roma dove conobbe meglio Tucci e alcuni medici e membri dello staff dell’IsMEO (Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente). La spedizione in Nepal iniziava il 15 settembre del 1952 con l’arrivo a Kathmandu. Subito ci si poteva accorgere della complessità del territorio; si passava dai chiassosi bazar e dalle risplendenti cupole dorate dei templi ai pericoli che una natura selvaggia poteva presentare. La carovana degli esploratori europei, dopo aver reso omaggio al re ed alle massime autorità governative, ottenuti i permessi ed assoldati i portatori, intraprendeva il viaggio.

percorso della spedizione tucci in nepal 1952
Percorso della spedizione Tucci in Nepal 1952

Sentieri rocciosi, in pianura o fra i monti, foreste, fiumi e torrenti, risaie e paludi infestate da sanguisughe, frequentemente sotto una pioggia battente o sferzati da un vento impetuoso: questo era quello che si presentava ogni giorno agli esploratori.

sentieri rocciosi in nepal - foto della spedizione tucci del 1952
Sentieri rocciosi in Nepal - foto della spedizione Tucci del 1952

stretta passerella su fiume nepalese - foto della spedizione tucci in nepal del 1952
Stretta passerella sopra un fiume nepalese: Giuseppe Tucci è nel mezzo, di spalle - foto della spedizione Tucci in Nepal del 1952

Il dottor Guttuso ricorda che, preoccupato per i rischi incontrati nel dover spesso guadare torbide acque, teneva ai suoi compagni una lezione sul pericolo degli anchilostomi che dall’acqua possono facilmente, traverso qualche scalfittura o ferita, entrare nel sangue 2. Lungo la strada, dopo alcuni giorni di cammino tra discese e salite, lo stesso Guttuso zoppicava vistosamente, ma ad un certo punto la carovana incontrò uno stregone che vedendolo in difficoltà gli offriva il proprio aiuto.

stregone durante rito - foto della spedizione tucci in nepal del 1952
Stregone durante rito - foto della spedizione Tucci in Nepal del 1952

Tucci in Tra giungle e pagode, volume che voleva essere un diario di questo viaggio, raccontava così l’episodio:

E’ difficile indurre un medico a farsi curare da uno stregone. […] Il sistema di cura è quello dei “mantra”, la recitazione di formule che evocano la presenza di un dio e con il di lui intervento allontanano la perniciosa insidia di qualche demonio; la cura insomma è trasportata in un piano psicologico: al posto della malattia e delle medicine sono due forze antagoniste, demoni e dei in lotta tra di loro. […] Ad intervalli regolari lo stregone sospende la recitazione e soffia per tre volte sulla gamba di Guttuso, poi cava di tasca uno di quei ferri a mezzaluna […] e con grande apprensione del paziente […] raschia delicatamente la pelle della parte malata e poi con un soffio ed altra formula getta via il ferro […]. Al mattino troviamo Guttuso perfettamente guarito 3. Nel nostro recente incontro il dottor Guttuso, sottovoce, mi ha confidato che a far sparire i suoi crampi alle gambe era stato un poco di alcool bevuto per un paio di sere, all'insaputa di Tucci, fortemente contrario all’uso di alcolici. In quei gesti si incontravano e si confrontavano due prassi mediche diverse: quella occidentale con le sue certezze e i suoi bagagli farmaceutici e quella delle popolazioni locali, consistente in empirismo e credenze magiche. In quel viaggio Guttuso aveva imparato ad avere una mente libera da preconcetti, ad esercitare la sua medicina, ma anche a rispettare i metodi di cura di genti lontane e diverse. A Gorkha aveva incontrato degli sciamani, detti Kaviraj, con alcuni dei quali parlava di medicina, mentre qualcun’altro gli chiedeva consigli e farmaci; a Pokhara, accanto all’accampamento dove lavorava e dove si presentava gente bisognosa di cure, c’era sempre un sadhu, che dava un’ulteriore sicurezza ai malati, trovando così la protezione delle medicine e quella degli dei. Era un esempio di rispetto e collaborazione tra due scienze mediche.

Ad ogni sosta della carovana, Guttuso doveva prestarsi a curare la popolazione incontrata; gli si presentavano persone con le malattie più disparate, anche molto gravi, insieme a dei semplici curiosi. Senza ambulatorio egli visitava, osservava e cercava di curare, a volte anche con efficacia. Vedeva gozzi e tiroiditi, cirrosi epatiche, malaria, tubercolosi, tifo, leishmaniosi, ascessi, cecità e sordità. Leggiamo una pagina del diario di viaggio che ancora oggi conserva nelle sue carte:

Pokhara, 7 ottobre. Molta folla di malati malarici cronici e casi non interessanti; è aumentato il numero dei sordi. Un bambino con glaucoma. Arriva l’infermiere indiano […]. Vuole che gli visiti la moglie e mi porta nel Tempio Buddhista per visitare la monaca ed altra gente che trovo lì 4.

concetto guttuso e giuseppe tucci villaggio nepalese 1952
Giuseppe Tucci al centro e Concetto Guttuso alla sua sinistra in un villaggio nepalese, 1952

Il dottor Guttuso lavorava con professionalità e con impegno umanitario ricordandosi sempre che le scorte dei medicinali non erano illimitate, per cui andavano utilizzate con parsimonia. Ricorda che raramente lo ringraziavano per le cure prodigate in quanto, per quella gente che credeva nel karma, per ogni buona opera compiuta si prospettava in cambio un destino migliore.

concetto guttuso visita un'ammalata nepal 1952
Concetto Guttuso visita un'ammalata - foto della spedizione Tucci in Nepal del 1952

Oggi, nella sua casa a Ragalna, sulle pendici dell’Etna, circondato da tanti ricordi a lui cari di tutta una vita, racconta che solo una volta un paziente a cui aveva arrestato una grave epistassi sulla via per Mustang – il punto più vicino al Tibet raggiunto in quella esplorazione - voleva a tutti i costi ringraziarlo. Dopo avergli offerto la sua pecora più grande, da lui gentilmente rifiutata, quell’omaccione (come Tucci lo definisce) gli aveva donato l’amuleto che portava alla cintura (con lo zodiaco su un lato ed il simbolo del tridente di Shiva sull’altro). Era un dono molto importante che la madre gli aveva fatto alla nascita per proteggerlo dai pericoli lungo il corso della vita e l'uomo lo dava a sua volta a Guttuso che lo conserva ancora gelosamente 5.

Concetto Guttuso non era solo il medico della spedizione, perché era anche incaricato dell'attività di fotografo. Grazie a lui si è potuto avere un reportage completo del viaggio, documentazione di grande utilità per conoscere un Paese lontano con le sue culture, usanze e religione. Molte foto sono raccolte oggi nel computer di Guttuso in una cartella dal titolo “Nepal 1952”. La spedizione in Nepal si concludeva nel dicembre del 1952 e nel maggio del 1953 Tucci tenne una conferenza al teatro Eliseo di Roma dal titolo “Ancora una volta oltre l’Himalaya attraverso un paese sconosciuto” per illustrare i risultati ottenuti.

invito conferenza di giuseppe tucci nepal 1953
Invito alla conferenza di Giuseppe Tucci a Roma, 11 maggio 1953, Teatro Eliseo

Quando scrisse Tra giungle e pagode, Tucci dimostrò la sua stima e riconoscenza per Concetto Guttuso fin dalla prefazione del libro, ricordando che il medico aveva mirabilmente resistito alle fatiche del lungo e difficile cammino, affrontando con coraggio ogni pericolo ed eseguendo con scrupolo il proprio compito: Il Guttuso è stato ottimo compagno: con abnegazione ponendosi a servizio dei malati che si aggrappavano alla speranza del nostro arrivo con l’ansia di chi sente la morte vicina, ha molto contribuito al successo della spedizione. Gli sia di compenso la certezza che non poche persone furono da lui restituite alla vita in quegli ambulatori improvvisati intorno al campo dove ogni giorno confluiva la terrifica mostra di un’umanità dolorante e pietosa 6.

In quel diario di viaggio il nome Guttuso ricorre ventiquattro volte, testimonianza della stima dell'autore nei suoi confronti. Dopo la spedizione si mantenne tra loro una salda e affettuosa amicizia e Tucci, con il suo carattere duro ed esigente, desiderava che il medico si fermasse nella casa in Piazza Vescovio ogni volta che si trovava a Roma 7. Guttuso chiamava Tucci col termine indiano guruji - cioè “signor maestro” e racconta che:

Ho un vero cimelio in casa: un leggiadro vaso d’argento con questa incisione “A GUTTUSO Nepal 1952” con la firma di G. Tucci. In effetti dal Nepal siamo passati in India. A New Delhi Tucci fece allestire questo vaso da “Kanjimull”. A distanza di sessantacinque anni ricordo ancora il nome di questa oreficeria. Ho controllato poco tempo fa in internet e mi ha fatto piacere vedere che “Jewellery Kanjimull & Sons” si trova ancora nello stesso luogo 8.

Chiusa quella indimenticabile esperienza, il tenente medico Concetto Guttuso aveva davanti a sé ancora una lunga strada professionale ed umana da percorrere. Dal 1953 al 1957 veniva destinato alla direzione del Centro Studi e Ricerche Malattie Tropicali dell’Istituto di Malariologia “Ettore Marchiafava” e della Marina Militare a Mogadiscio in Somalia, che all’epoca si trovava in Amministrazione Fiduciaria Italiana su mandato ONU per prepararne l’indipendenza. Qui si dedicò ad un progetto pilota per la lotta alla malaria, con ricordi lavorativi e di amicizia che ancora oggi vivono nella sua mente e nel suo cuore. Aveva incontrato allora un’affascinante donna del corpo diplomatico danese di cui si è innamorato, che ha sposato e dalla quale ha avuto due figlie.

concetto guttuso a bulo burti somalia 1953
Concetto Guttuso a Bulo Burti in Somalia (1953)
Una stele marmorea indica la Strada Imperiale che congiungeva Mogadiscio ad Addis Abeba, 1953

Nel 1957 la Marina lo richiamò per un anno di navigazione sulla nave San Giorgio e al termine dell’incarico lo promosse Capitano di Corvetta.

concetto guttuso tenente di vascello 1957
Il Tenente di Vascello Concetto Guttuso nel 1957

Referenziato da Tucci, nel giugno di quell’anno Guttuso riceveva un’offerta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che accettò, dopo un’iniziale indecisione. Nel 1958 si congedava dalla Marina Militare divenendo Leader del progetto pilota antimalarico di OMS/Unicef in Liberia fino al 1961: così è iniziata la sua lunga carriera internazionale essendo oggi uno dei medici italiani che più lungamente ha lavorato per l’OMS.

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Concetto Guttuso con la bandiera ONU che sventolava presso i suoi uffici in Liberia, 1958-1961

In un’intervista rilasciata ad Oscar Nalesini per conto del Museo Nazionale d’Arte Orientale Guttuso racconta che:

Negli anni ’50 l’OMS aveva lanciato in Africa un programma per sradicare la malaria fondato sui risultati del Progetto Sardegna che, subito dopo la guerra il Governo Italiano e la Fondazione Rockefeller avevano condotto al fine di testare per usi civili un insetticida moderno (il DDT) già utilizzato per scopi bellici. Grazie a questo progetto e all’OMS i paesi europei sono stati i primi a liberarsi dalla malaria. […] Il progetto pilota in Liberia ebbe successo 9.

Dal 1961 al 1964 era alle dipendenze di AFRO (Ufficio Regionale dell’Africa a Brazzaville in Congo), interessandosi di progetti che comprendevano i territori dalla Mauritania al Mozambico. In quegli anni assisteva egli stesso alla caduta dei programmi antimalarici a causa della resistenza che i vettori della malattia andavano acquisendo con gravi perdite finanziarie per le Nazioni Unite e con la delusione di tutti coloro che se ne occupavano. Molti anni dopo, quando ritornò Africa, nel 1995 e nel 1998, in qualità di consulente della Banca Mondiale delle Nazioni Unite si accorse che la malaria uccideva ancora come negli anni Sessanta. Perciò oggi racconta che l’Africa gli ha lasciato l’amaro in bocca, ma aggiunge anche che le persone salvate furono migliaia grazie alla prevenzione di massa che aveva messo in opera quando lavorava per OMS.

Dopo una parentesi (1964-1967) a Copenaghen come malariologo presso OMS, Guttuso assumeva la funzione di rappresentante di OMS entrando a far parte del Corpo Diplomatico in Birmania (1967-1975) dove si occupava di tutti i settori sanitari, dalle università alla pratica clinica, alle industrie farmaceutiche. Egli oggi conserva e mostra con orgoglio la firma di Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace nel 1991, posta nel libro degli ospiti nella sua casa in Birmania.

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Concetto Guttuso incontra Indira Gandhi a Rangoon Birmania il 9 maggio 1959

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Concetto Guttuso mostra il simbolo dell'OMS collocato sulla sua auto in qualità di diplomatico in Birmania (1967-1975)

Ebbe una Commenda della Repubblica Italiana e un’altra gli fu concessa dalla Santa Sede per aver salvato in Birmania un missionario italiano. Operò anche in Turchia (1975-1977) dove si dovevano organizzare gli aiuti umanitari dopo il disastroso terremoto e dove la malaria lo impegnava in una dura lotta di profilassi. Ritornò nel 1978 a Copenaghen come Capo della Coordinazione Europea, in rappresentanza della quale ha partecipato nel 1979 alla ricostruzione di industrie farmaceutiche e di servizi sanitari ambientali in Albania dopo un sisma e nel 1980 ai programmi di aiuti sanitari per le popolazioni terremotate in Algeria e nell'Irpinia. Questo ruolo è stato da lui ricoperto fino al 1982 quando per raggiunti limiti di età si ritirò dal lavoro.

Lo spirito avventuroso, il carattere aperto e deciso, la passione per il lavoro umanitario lo ha portato anche dopo il pensionamento a collaborare con OMS assumendo il coordinamento di progetti internazionali (disastro di Chernobyl nel 1986, emergenza sanitaria in Romania nel 1990, missione umanitaria per la Guerra del Golfo e organizzazione dei campi profughi curdi in Turchia nel 1991, aiuti umanitari nei Balcani nel 1993) e con la Banca Mondiale delle Nazioni Unite (Commissione Multidisciplinare per la Salute e la Nutrizione in Guinea nel 1995 e nel 1998).

Come possiamo verificare da queste date il dottor Guttuso si trovava a fornire la propria opera in Africa occidentale all’età di 77 anni. Ora all’età di 96 anni passa serenamente il tempo nella grande casa di Ragalna (CT) dove, dalla sua sala da pranzo guarda l’attività vulcanica dell’Etna, godendosi appieno quello che ogni giorno gli offre, immerso in tante memorie di incontri ed avventure. Ricordando la sua cortesia e l’ospitalità del nostro recente incontro, mi sembra di vederlo seduto davanti al computer mentre comunica con il resto del mondo, felice di mantenersi attivo e con la mente lucida, pronto ancora ad essere d’aiuto a qualcuno all'occorrenza, ma soprattutto soddisfatto nel guardarsi indietro e ripercorrere i ricordi della sua lunga vita: da giovane ho sempre sperato di realizzare i miei sogni, ora posso dire di averli tutti realizzati.

Concetto Guttuso e Barbara Pezzoni - intervista a Ragalna (Catania) - 2017
Il Comandante Concetto Guttuso e la dottoressa Barbara Pezzoni durante l'intervista a Ragalna (Catania), ottobre 2017

Bibliografia

1. Intervista di Barbara Pezzoni a Concetto Guttuso effettuata a Ragalna (CT) nei giorni 13-15 ottobre 2017. Colgo qui l’occasione per ringraziare il Comandante dottor Concetto Guttuso per l’accoglienza, la disponibilità, la simpatia e la professionalità che mi ha riservato durante il nostro incontro.

2. Giuseppe Tucci, Tra giungle e Pagode, Newton Compton editori, Roma 1982, p. 48.

3. Ivi, pp. 59-60.

4. Diario di viaggio del 1952 del dottor Concetto Guttuso, pag. 16.

5. Intervista a Concetto Guttuso, cit.

6. Giuseppe Tucci, Tra giungle e Pagode, cit., p. 9.

7. Intervista a Concetto Guttuso, cit.

8. Ibidem.

9. Oscar Nalesini, L’Oriente di Concetto Guttuso, “Il giornale del Museo Nazionale d’Arte Orientale”, n.3, Roma 2008, pp. 7-8

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