Vito Amorosino e Giuseppe Tucci
nel regno dei Malla

Storia della Medicina Militare

Vincenzo Martines
Vito Amorosino nasce a Rionero in Vulture in provincia di Potenza il 26 gennaio del 1914 e si laurea in Medicina e Chirurgia a Napoli nel 1936. Nel 1940 vince il concorso ed è nominato Tenente Medico della Regia Marina; l'Italia è appena entrata in guerra e quindi finito il corso all' Accademia Navale di Livorno viene destinato sull' incrociatore Trento e poi sulle navi da battaglia Italia e Doria. Nel 1950 è promosso maggiore e nello stesso anno consegue la specializzazione in Dermatologia e Malattie tropicali. E proprio questo è uno dei requisiti richiesti da Giuseppe Tucci per i suoi viaggi in Oriente. Siamo nel 1954 e il Ministero della Marina autorizza Amorosino, che riveste in quell'anno il grado di Tenente Colonnello, a partecipare alla missione in Nepal, cui si aggrega la signorina Francesca Bonardi, che ha compiti logistici, ma è anche ottima fotografa. Nel 1964 è promosso Colonnello e l'anno successivo dirigerà l'Ospedale della Marina di Napoli. Per la sua particolare competenza scientifica viene designato, come rappresentante della Marina Militare, presso il Consiglio Tecnico Scientifico della Difesa. Si spegne a Roma il 28 febbrajo del 1976.

L'incrociatore Trento

Vito Amorosino con Giuseppe Tucci e Francesca Bonardi (che in seguito sposerà Tucci) in Nepal nel 1954

Alla ricerca dei regni dimenticati del Nepal

Tucci intraprese il viaggio in Nepal nel 1954, in una regione, quella occidentale, poco esplorata e quindi poco conosciuta, alla ricerca delle vestigia di antichi regni e principati indipendenti che conosceva attraverso la lettura delle cronache di testi tibetani e da notizie fornitegli da storici nepalesi; si trattava tuttavia di informazioni lacunose; gli interessava in particolare il misterioso e quasi dimenticato regno dei Malla, una dinastia che aveva regnato sul Nepal dal XII al XVIII secolo e la cui prima capitale era stata Taclacoth, di cui restano solo poche rovine, spostata successivamente nella città di Semgia.

Lo scopo della spedizione era quindi quello di scoprire i resti di questa civiltà, e tentare per quanto possibile la ricostruzione della storia di questa vasta regione, integrandola con una corposa documentazione fotografica e cinematografica che ne salvasse almeno la memoria. Il diario della spedizione verrà pubblicato da Tucci con il titolo: “Nepal: alla scoperta del regno dei Malla” edito nel 1960.

Frontespizio del libro di Giuseppe Tucci che racconta la spedizione del 1954

L'inizio del viaggio e la selezione del personale

Partono nel settembre del 1954 dall'aeroporto di Katmandu per la città di Pokhara che è la seconda città del paese posta alle pendici del monte Annapurna (8091 mt) detta anche la città dei sette laghi e che conta oggi 264.000 abitanti; con loro un uomo di fiducia il sirdar Pasang (guida di montagna che gestisce gli altri sherpa) e un Ufficiale nepalese il capitano Yuba che li seguirà per tutto il viaggio; ma toccherà ad Amorosino il compito non facile di selezionare i portatori che sono in numero di 35; in quelle regioni infatti sono molti gli uomini affetti da patologie croniche spesso debilitanti: domina la malaria ed il Kala Azar (nome indiano della leismaniosi viscerale il cui parassita come è noto venne scoperto da due Ufficiali medici britannici che facevano servizio in India: William Leishman e Charles Donovan.

Il medico militare scozzese William Leishman

Da Pokhara, ha inizio su sentieri quasi impraticabili una faticosa marcia a piedi di nove giorni fino a Tukcia. Su questo sentiero appena tracciato tra una folta vegetazione incontrano una carovana; una donna sorridendo si avvicina a Tucci e gli ricorda che due anni prima nel 1952 si erano incontrati a Baglund, quando lei era in fin di vita per un ascesso al fegato, e lì era stata visitata e curata da Concetto Guttuso ed era guarita. Tukcia è importante perchè è il centro del commercio tra Tibet e Nepal: i tibetani barattano pecore, sale, lana, pelli e cavalli con riso, farina e manufatti, questi ultimi importati dall'India. Nei giorni di sosta il dottor Amorosino è subissato di richieste di familiari di malati che chiedono insistentemente una visita, li accontenta e con successo; Tucci gli fa da interprete e la Bonardi da infermiera.

Raggiungono il regno dei Malla

Li aspetta ora il tipico paesaggio tibetano quasi desertico ma che consente finalmente l'utilizzo degli yak, la meta è Ciarca un villaggio che possiede alcuni templi anche se maltenuti su cui sono incise numerose iscrizioni e nelle biblioteche trovano importanti manoscritti. In un primo momento la gente del villaggio è diffidente ma vedendo che Tucci parla correntemente la lingua locale ed è in grado di interpretare le incisioni e i libri sacri diventa aperta e collaborativa; anche la disponibilità di Amorosino favorisce questi contatti tanto che al momento della partenza tutta la popolazione, preceduta dai notabili e da alcuni suonatori di flauto, li accompagna fuori dal villaggio. È forse riconoscenza si chiede Tucci?: No, perchè secondo il pensiero buddista (ma anche in quello induista): “la gratitudine la deve avere chi dona, non chi la riceve, perchè quest'ultimo è stato la causa di un'opera buona...” Riprendono così la marcia ma nel passo di Barlagnica (siamo a 5350 metri di altezza) mentre Tucci è in piena forma, Amorosino, la Bonardi (che diventerà la moglie del grande orientalista, la terza per la cronaca;la prima era stata Rosa Di Benedetto da cui otterrà l'annullamento nel 1927 e la seconda Giulia Nuvoloni da cui divorzierà nel 1971) e persino alcuni portatori hanno un lieve e fortunatamente transitorio mal di montagna.

Nella cartina oltre all'espansione del regno dei Khasa Malla, viene evidenziata la zona delle miniere d'oro di Thok Jalung

L'incontro con gli asceti

Lungo il percorso incontrano diversi asceti provenienti dal Tibet e con alcuni di essi Tucci si intrattiene in conversazioni a carattere religioso e filosofico ma vediamo come li descrive Tucci:

“… si riconoscono subito per le grandi chiome arrotolate sulla testa a foggia di turbante: naturalmente si tratta di chiome posticce per accrescere distinzione alla persona e come segno visibile delle virtù ascetiche raggiunte. Costoro sono esperti nelle arti magiche: perciò l'opera loro è richiesta per guarire i malati, cacciare le epidemie o disperdere le forze malefiche che dapertutto in agguato minacciano la vita o la fortuna dell'uomo. Sono sempre in cammino da villaggio a villaggio, dormono all'aperto, anche in luoghi freddissimi. Non v'è dubbio che con la pratica essi acquistino strani e non comuni poteri. Riescono a comandare al proprio pensiero o a produrre in se medesimi una volontaria iperpiresi che essi chiamano tummò, in virtù della quale accendono nel corpo tale calore da poter restare per qualche tempo completamente nudi sotto la sferza dei terribili venti dell'Himalaia o ad operare altri prodigi causati soprattutto dal controllo del respiro e dalla suggestione...”

Arrivano a Tarap che si trova a 4200 metri di altitudine, sulle rive del Bheri Ganda, un paese con una forte tradizione Bon-po, una religione praticata prima che arrivasse il buddismo, legata allo sciamanesimo e all'animismo e fondata dal maestro, di nascita reale, Mi bo Schenrab.

Dipinto del XIX che raffigura la vita di Tonpa Shenrab, fondatore della religione Bon

La religione Bon-Po

I Bon-Po sono vegetariani e dopo la morte non espongono, come i tibetani i cadaveri sulle montagne perchè i lupi e gli avvoltoi ne facciano sparire le tracce, né li bruciano come gli Indù, ma li gettano nei fiumi, ciò è dovuto anche alla difficoltà di procurarsi la legna scarsissima in quelle regioni. Ora il percorso per la carovana è più agevole si vede la mano dell'uomo che ha tagliato le rocce e costruito ponti è il primo segno di una civiltà evoluta, gli indigeni chiamano questa via la strada reale.

Dopo quattro giorni arrivano a Jumla e anche qui trovano molte tracce della dinastia del regno dei Malla, sulle stele in lingua sanscrita sono descritte le imprese e i nomi di quei re così come nel villaggio successivo di Dullu dove su tavolette di rame a volte dorate sono incise le cronache familiari e le donazioni reali.

Giuseppe Tucci di fronte alla stele in cui è inciso l'elenco dei re Malla

Si trascrive, si prende nota, si fotografa e quando è possibile si comprano i manoscritti, libri e anche reperti archeologici. Il re di Dullu ha una minuscola corte, 8 soldati e tre mogli, regala a Tucci delle copie delle cronache della sua famiglia ed altri documenti che si riveleranno preziosi per la ricostruzione della storia del regno di Guge che aveva esteso il suo dominio su di un'ampia porzione del Tibet occidentale dove si trovavano le note miniere d'oro di Thok-Jalung poste a 4970 m s.l.m. Nel suo libro 'Tibet segreto' Maraini così descrive il prezioso metallo: “...l'oro tibetano è bellissimo, barbarico, leggermente opaco, con sfumature rosse; oro da tesoro d'Agamennone, da corazza di Teodorico; non ha nulla a che vedere con quella materia fredda, scientifica, lucida che portano addosso le nostre signore; è veramente il sacro seme della terra...”

Scultura in rame dorato risalente al XIV durante il regno dei Khasa Malla

Di fronte a patologie sconosciute

Il colonnello Amorosino in tutti i villaggi dove faranno tappa visiterà ma fornirà anche le medicine necessarie ai locali (l'Ispettorato di Sanità della Marina che era diretto dal generale medico Michele Bizzarri gli aveva fornito un buon numero di farmaci e medicamenti) ma si troverà di fronte a patologie a lui non note. C'era una febbre benigna che si manifestava con febbre e brividi, in particolare di notte e che i locali chiamavano gior; poi il temibile aul che in poche settimane porta a morte, ed infine lo scit ad esito letale in appena quattro o cinque giorni, riferibile forse ad una forma di malaria perniciosa.

Il rientro

Nel viaggio di ritorno passano per la giungla del Terai, dove vivono i Taru, una popolazione la cui lingua dice Tucci nella sua struttura fondamentale non è indo-europea. Le case dei villaggi sono comode ed insolitamente pulite, e all'interno in un angolo c'è un altarino con la riproduzione in ceramica di cavalli ed elefanti, sono animisti e quindi venerano tra gli altri questi animali, l'uno per la docilità l'altro per la forza La spedizione raccoglie moltissimo materiale, Tucci cercava testi e manoscritti originali ma anche libri che commentavano questi testi, riuscì a comprare a prezzi molto sostenuti anche opere d'arte (più volte nelle sue cronache racconta le difficoltà delle trattative, ad un iniziale rifiuto di vendere o di un prezzo eccessivo da parte dei monaci che sembravano integerrimi nella notte furtivamente si presentavano nella tenda dei nostri con delle offerte più miti) e venne realizzata un'ampia documentazione fotografica; Amorosino girò anche un film che sarà prodotto dall'ISMEO nello stesso1954 dal titolo “Tra giungle e pagode”, purtroppo non più ritrovato dopo la soppressione dell'Ente ed il trasferimento del materiale al Museo Nazionale di arte Orientale “Giuseppe Tucci”. Il viaggio si concluderà i primi di novembre nella cittadina di Nepalganj, capoluogo del distretto di Banke e vicina al confine indiano. Vito Amorosino si spegnerà a Roma il 28 febbrajo del 1976 ma il regno dei Malla per merito di Tucci della Bonardi e suo non è più un mistero.

Bibliografia

Nepal: alla scoperta del regno dei Malla; Giuseppe Tucci; Bari: Leonardo da Vinci - 1960

L'esploratore del Duce; Enrica Garzilli; Memori Asiatica Association: Roma - 2012

La Storia e gli uomini del Corpo sanitario della Marina Militare; Vincenzo Martines. Roma: Adel Grafica 2000

Segreto Tibet: Fosco Maraini; Bari, Leonardo da Vinci - 1955

A history of western Tibet, one of the unknown empires, by rev. A. H. Franke, with maps and illustrations, August Hermann Franke, London: Patridge - 1907


Relazione esposta dall'Ammiraglio Vincenzo Martines al Convegno “GLI UFFICIALI MEDICI DI MARINA CHE ACCOMPAGNARONO GIUSEPPE TUCCI IN NEPAL E IN TIBET”, organizzato dalla Sezione di Storia della Medicina Militare della Società Italiana di Storia della Medicina presso la Sala Alessandrina dell'Accademia di Storia dell'Arte Sanitaria di Roma il 24 novembre 2017

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