Eugenio Ghersi
nel regno di Guge

Storia della Medicina Militare

Vincenzo Martines
Il compito di parlare di Eugenio Ghersi mi è facilitato da una bella e puntuale biografia “Un marinaio ligure in Tibet” pubblicata nel 2008; gli Autori sono: David Bellatalla, Carlo Alberto Gemignani, Rosanna Piccioli, Oscar Nalesini e Luisa Rossi.

Frontespizio del libro "Eugenio Ghersi, un marinaio ligure in Tibet" di David Bellatalla, Carlo Alberto Gemignani, Rosanna Piccioli, Oscar Nalesini e Luisa Rossi - SAGEP – 2008

Ho sentito parlare di Ghersi per la prima volta nel 1990 attraverso i dettagliati racconti che mi faceva l'allora Ispettore di Sanità MM Iacopo Terzi, quando giovane Capitano di Vascello ero il Capo del 1° Ufficio, viaggi avventurosi sul tetto del mondo nel Paese delle nevi che mi incuriosivano molto tanto che l'ammiraglio Terzi, percepito il mio desiderio, mi organizzò un incontro che avvenne nella abitazione del generale a La Spezia. Ghersi mi accolse benevolmente, insieme alla moglie Michelina Ricci e l'intervista durò parecchie ore, rispose con pazienza a tutte le mie domande ed alla fine mi presentò con orgoglio la sua collezione di ricordi tibetani esposti nelle tante vetrine che adornavano il salone, oggetti mi disse che avrebbe donato alla sua morte al Museo d'arte orientale di Vienna.

Il Capitano Medico Eugenio Ghersi

Eugenio Ghersi nasce ad Oneglia il 14 luglio del 1904, il padre è farmacista, si iscrive a Medicina alla R.Università di Torino e nel 1928 consegue la laurea. Ha tre passioni l'alpinismo, la fotografia e la voglia di conoscere il mondo. Frequenta il corso per Tenente medico all''Accademia Navale di Livorno e la Scuola di Sanità a Napoli e dopo l'imbarco sulla nave da battaglia DUILIO e sulla nave scuola COLOMBO, siamo nel 1931, è destinato sulla cannoniera CARLOTTO che si trovava in Cina e pattugliava il medio corso del fiume Yang-Tze-Kiang, il fiume Azzurro da Shangai alle gole del Yichang. A bordo oltre alla macchina fotografica ha una cinepresa con cui realizza apprezzati filmini.

La cannoniera Carlotto che operava nelle acque dei fiumi della Cina. Nel 1931, mentre l'unità pattugliava il fiume Azzurro tra Shanghai e le gole di Ychang, il medico di bordo della cannoniera, Eugenio Ghersi, girò numerosi filmati del Fiume Azzurro

Rientra in Patria nel 1932. Ghersi ha un amico e collega di Stato Maggiore cugino di Giuseppe Tucci e spesso i loro discorsi cadono sui viaggi del grande orientalista maceratese e sul prossimo obiettivo il Tibet occidentale. Incontrerà così Tucci, il colloquio è breve ma positivo “Si tenga pronto a partire,capitano Ghersi, presto, molto presto.” Dopo il viaggio in Tibet è destinato all'Ospedale Principale MM di La Spezia, poi nel 1935 il nuovo viaggio con Tucci nel Tibet, nel 1937 è destinato presso il Comando superiore A.O.I. con incarichi presso l'Ambasciata italiana a Gedda, nel 1941 è imbarcato sulla nave ospedale Virgilio; dopo l'8 settembre 43 è all'Ospedale MM di Venezia, nel 1953 è promosso colonnello. Dirigerà poi l'Ospedale Militare di La Spezia e lascerà col grado di Maggior generale il servizio attivo nel 1967. Si spegne a La Spezia il 13 ottobre del 1997. Sulla lapide tombale oltre al nome e alle date di nascita e di morte ha voluto che si incidesse in caratteri tibetani la scritta: “OM MANI PADME HUM” formula sacra, usata comunemente nel Tibet occidentale, si tratta di un mantra correlato a Avalokitesvara, il Bodhisattva dio della compassione.

Il primo viaggio in Tibet del 1933

Ma quali erano i requisiti che Tucci pretendeva dai suoi accompagnatori? Nel libro “Nepal alla scoperta del regno dei Malla” scritto nel 1954 dirà:

“...Io chiedo ai miei compagni non soltanto la disciplina ma soprattutto un accorto e cauto adattamento psicologico alle genti, un'umanità comprensiva ed affettuosa, il rispetto delle diverse costumanze ed abitudini. Difficilmente potrebbe seguirmi, o con comune disagio, chi pensasse di opporre alla semplicità, seppure qualche volta ritrosa degli abitanti, la presunzione di superiorità della propria cultura o della propria religione...”

Ovviamente dovevano essere bravi medici e avere ottime conoscenze di medicina tropicale. Dovevano essere buoni fotografi e saper maneggiare la cinepresa. Dovevano avere conoscenze di cartografia Possedere requisiti psicofisici idonei a sostenere le fatiche di un viaggio che si svolgeva su altitudini medie di 4000 metri di altezza. Ghersi darà prova del suo coraggio e della sua perfetta forma fisica tuffandosi il 23 agosto a mezzogiorno nell'acqua gelida del lago Ragbyeling, trasparente ed azzurra come quella del mare; occorre precisare che il lago si trovava ad un'altitudine di 4.700 metri!

Lo scopo del viaggio di Tucci nel 1933 era di riscoprire la storia dell'antico regno di Guge che si estendeva nel Tibet occidentale. Le prime notizie su questo regno le dobbiamo al gesuita portoghese Antonio De Andrade che da Goa con altri missionari era entrato nel 1624 in Tibet e aveva visitato il territorio di Guge costituitosi nel X secolo e che ebbe termine nel XVIII secolo a seguito della conquista da parte del re Se del Ladakh. Andrade (che in un primo tempo aveva ritenuto che fosse il regno cristiano del Prete Gianni) dette nelle lettere ai superiori dettagliate descrizioni sull'organizzazione di quello stato, dei templi, degli edifici e ovviamente sulla religione praticata.

Il gesuita portoghese Antonio De Andrade che nel 1624 esplorò il Tibet occidentale. A lui dobbiamo le prime notizie sul Regno di Guge

Nel 1907 le città dell'antico regno vennero visitate dal missionario moravo August Hermann Franke che fu professore di tibetano a Berlino e che pubblicò un volume ricco di mappe e illustrazioni: “A history of Western Tibet,one of the unknown empires, by rev. A.H. Franke, with maps, and illustrations,” London: Patridge (1907).

Frontespizio del libro del missionario moravo August Hermann Franke

Infine il capitano inglese G. Young aveva visitato nel 1919 l'ex regno di Guge e descritto le sue scoperte in una dettagliata relazione. Tucci ben conosceva questi lavori e su alcuni di essi esprimerà delle riserve, ma aveva assunto molte informazioni in Nepal in particolare dal suo amico Hem Raj, il precettore reale, che possedeva tra l'altro nella sua residenza a Katmandu una ricchissima biblioteca. Intendeva quindi ricostruire la storia politica e l'evoluzione religiosa del paese che introdusse il lamaismo soppiantando la religione Bon, animista, e documentare puntualmente i ritrovamenti archeologici, l'architettura dei templi, dei monasteri, dei monumenti religiosi e civili e gli aspetti artistici come le statue, le pitture murali, i dipinti, contenuti al loro interno. Nei sei mesi di viaggio percorreranno ben 1800 km. Tucci e Ghersi giungono a Bombay con la motonave Vittoria e il 13 giugno del 1933 sono a Pathankot in Paniab luogo di partenza della spedizione. Poi le tappe a Manali, Dorni, Losar, Kioto, Ki, Drangkhar, Tabo, Nako, Miang, Gumphug, Rabgyeling, Toling solo per citarne alcune, infine, in agosto, visitano i luoghi più significativi del regno di Guge: Shangtse, Gartok, Toling e Tsaparang. Nel viaggio di ritorno toccano Puling, Rildigang, Sarang, Shipki, Namgia, Canam e il due novembre Simla.

Il percorso della spedizione del 1933
Evidenziata l'area delle antiche capitali del regno di Guge: Tsaparang, Tholing, Burang (o Taklakot in nepalese)

Tsaparang era l'antica capitale del regno di Guge. È una enorme fortezza, piena di gallerie e grotte, arroccata su una roccia a forma di piramide alta quasi 200 metri alla sommità di uno stretto sperone. Nei suoi templi sono raffigurati spiriti, demoni e divinità buddiste.

Un'altra veduta di Tsaparang. Il regno di Guge (X sec.- XVII sec.) è importante nella storia del Tibet non tanto per le sue conquiste quanto per il ruolo che ebbe nella diffusione del buddismo, in particolare per quella che viene chiamata "seconda introduzione del buddismo in Tibet"

In questo viaggio l'attività del capitano medico Eugenio Ghersi è rivolta principalmente alla documentazione fotografica (svilupperà le foto di sera così quelle eventualmente non perfette potevano essere ripetute il giorno seguente) e cinematografica, ai rilievi altimetrici e cartografici, alla compilazione del diario giornaliero.

Dopo la caduta del regno, XVII sec., Tsaparang fu completamente abbandonata. Tucci e Ghersi ritrovarono e documentarono opere d'arte dimenticate. In questa immagine, in un piccolo tempio di Tsaparang, due demoni buddisti servitori della dea Vajravarahi: uno, quello a sinistra con la testa di un'aquila, l'altro a destra con la testa di un cinghiale. Il secondo tomo del terzo volume di Indo-tibetica di Tucci è dedicato ai templi di Tsaparang e ai capolavori artistici della cosiddetta “Scuola di Guge”.

Dipinto che si trova in in un tempio di Tsaparang e che raffigura il grande maestro buddista bengalese Atisha (982-1054). Atisha, sotto la protezione del re di Guge, diede un fondamentale contributo per la seconda introduzione del buddhismo in Tibet dall'India

Pescatore travolto da una tempesta, Tempio di Yeshe Ö, Tholing (XI sec.), altra capitale del regno di Guge ed una delle tappe della spezione Tucci del 1933

Non mancherà tuttavia di visitare tanti pazienti tibetani che conosciuta la sua professione accorreranno numerosi alle sue cure. A Kibar fotograferà e prenderà appunti sulla raccolta di erbe medicinali che gli porta il medico locale, noterà il nome e gli effetti curativi, compileranno un erbario medico dei territori che attraversano notando i nomi delle piante che a volte differivano da zona a zona; a Gumphung fotografò dei manoscritti di medicina splendidamente istoriati; a Miang constaterà personalmente i metodi di sepoltura dei cadaveri: venivano squartati dal lama del villaggio per facilitare l'opera degli animali (cani,lupi, avvoltoi) che venivano chiamati a raccolta da una triplice nota del Kanlin uno strumento a fiato ricavato da un femore o una tibia umani.

Erbe medicinali raffigurate nel cosiddetto “Berillo azzurro”, una sorta di atlante visuale di medicina tibetana ideato da Sangye Gyamtso (XVII sec.). Erano originariamente 79 rotoli (Thangka) su tela, eseguiti tra il 1687 e il 1703, che dovevano facilitare, attraverso schemi chiari e facilmente comprensibili, lo studio degli antichi testi di medicina, i cosiddetti Quattro Tranta e vari commentari. Un'analisi dettagliata delle singole immagini è possibile all'indirizzo web www.thangka.de

Ghersi fu protagonista di un episodio particolare a Nako un grosso villaggio ricco di templi: un sacerdote porta i due esploratori a vedere un macigno su cui era impressa un'impronta ritenuta appartenere al dio Purgyul, Ghersi si avvicina per fotografarla e per metterla a fuoco la scavalca commettendo un sacrilegio. I sacerdoti presenti fanno cenni di disapprovazione perchè ritengono che la divinità possa vendicarsi anche su di loro. Ghersi si rende conto che la sua incauta manovra potrebbe precludere al divieto di fare altre foto. Ma una piccola scheggia che gli è entrata nell'occhio destro attenuerà la sua colpa. La mattina dopo l'occhio è ancora dolorante, nonostante abbia messo delle gocce di cocaina. I sacerdoti che sono venuti a salutare Tucci si accorgono dell'occhio fasciato di Ghersi e si convincono che la vendetta divina è caduta sul vero colpevole.

Torneranno in Italia con la stessa motonave del viaggio di andata la Victoria, tra i passeggeri Guglielmo Marconi. Di questo viaggio Tucci e Ghersi scriveranno un libro: “Cronaca della missione scientifica Tucci nel Tibet occidentale (1933)”.

Per chi volesse approfondire gli aspetti strettamente scientifici, religiosi ed artistici rilevati nelle zone visitate essi sono riportati negli splendidi volumi di Indo-Tibetica pubblicati a cura della Reale Accademia d'Italia.


La spedizione in Tibet del 1935

Tucci riparte per il Tibet occidentale nel 1935 per completare l'esplorazione del viaggio precedente e come collaboratore avrà ancora una volta Eugenio Ghersi. Anche per questo viaggio pubblicherà un diario dal titolo “Santi e briganti nel Tibet ignoto”.


La spedizione, è finanziata in buona parte dal Conte Prassitele Piccinini, ma diverse ditte italiane mettono a disposizione materiale utile al viaggio: la Ducati una microcamera e una radio, Confindustria binocoli Sangiorgio e Galileo (sono doni graditissime alle Autorità tibetane), la Cirio barattoli di verdure, la Buitoni riso e maccheroni, la Confederazione olearia l'olio Berio e la Ditta Isnardi di Oneglia, (oggi rione di Imperia dove è nato Ghersi) olio d'oliva e anche quello definito medicinale.

Gartok, settembre 1935
La Buitoni fu uno degli sponsor della spedizione Tucci del 1935

Tsaparang, 22 agosto 1935
Nelle spedizioni in territori così aspri come il Tibet, con gionate di intenso cammino, le scorte di olio erano fondamentali. La ditta Isnardi di Oneglia contribuì in questo modo all'impresa di Tucci e Ghersi

Anche la ditta Moretti fu tra le aziende che fornì materiali per la spedizione

Arrivano ad Almora, città dell' Uttar Pradesh il 24 maggio, dove verranno raggiunti dal capo carovana Kalil, che aveva accompagnato Tucci nel 1933 e finiti i preparativi il 6 giugno partiranno e toccheranno diverse località tra cui Burang, Taklakot, Mapam, Yumco, Manasarovar, La'nga Co, Raskas Kailasa, Langgen Zampbo, Sutlej, Gar, Gartok Gartang. Visitano templi e monasteri, fotografano pitture ed affreschi, raccolgono anche oggetti di interesse archeologico, acquistano libri e manoscritti.

Il percorso della spedizione Tucci del 1935

Uno dei posti più interessanti è il monte Kailasa, considerato dai buddisti il Centro del mondo e per gli induisti è il Trono del dio Shiva. Sulla strada, è l'alba, incontreranno una banda di briganti vestiti con casacche di cuoio e cappelli a punta, erano più di trenta ed armati di fucili tibetani che per sparare necessitavano di un cavalletto e con un acciarino davano fuoco alla miccia. Tucci e Ghersi sono meglio armati hanno delle pistole a ripetizione e una carabina con cariche a pallettoni, ma Ghersi ha un'idea che si rivelerà vincente: pianta al suolo il cavalletto della cinepresa, prende la mira e comincia a girare la manovella, i briganti si danno a una fuga precipitosa.

Il monte Kailash, considerato dai buddisti il Centro del mondo

Ai piedi del monte c'è il lago sacro Manasarovar, Tucci e Ghersi compiono il giro del lago, il cui perimetro supera i 60 chilometri, in dieci giorni. Nel suo diario Tucci afferma che alcuni monaci tibetani chiamati uomini vento dopo anni di preparazione e e pratiche ascetiche riescono a compiere il percorso in un solo giorno, correndo in stato di trance. La strada del lago e del monte Kailasa è affollata, così si esprime Tucci:

“...malati, lebbrosi,gente cenciosa e lurida, monaci, asceti e briganti tutti insieme, tutte le scuole religiose sono rappresentate: i Bonpo seguaci della religione primitiva del Tibet, i Buddisti di ogni setta, gli Indù, tutti confluiscono alle basi della montagna sacra, le controversie dottrinali svaniscono...”.

Sulla via del ritorno ripercorrono in parte i sentieri che avevano fatto nel 1933: Toling, Dunkar Tsaparang, in pratica una parte del regno di Guge che Tucci rivede con interesse visitando templi e monasteri che non aveva potuto vedere.

Il lago sacro Manasarovar

Bibliografia

L'esploratore del Duce; Enrica Garzilli; Memori Asiatica Association: Roma - 2012

La Storia e gli uomini del Corpo sanitario della Marina Militare; Vincenzo Martines. Roma: Adel Grafica 2000

Eugenio Ghersi. Un marinaio ligure in Tibet, David Bellatalla, Carlo Alberto Gemignani, Rosanna Piccioli, Oscar Nalesini e Luisa Rossi - SAGEP – 2008


Relazione esposta dall'Ammiraglio Vincenzo Martines al Convegno “GLI UFFICIALI MEDICI DI MARINA CHE ACCOMPAGNARONO GIUSEPPE TUCCI IN NEPAL E IN TIBET”, organizzato dalla Sezione di Storia della Medicina Militare della Società Italiana di Storia della Medicina presso la Sala Alessandrina dell'Accademia di Storia dell'Arte Sanitaria di Roma il 24 novembre 2017

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