La spedizione Tucci del 1976 in Pakistan, Afghanistan ed Iran

Storia della Medicina Militare

di Michele Anaclerio
L’ammiraglio Vincenzo Martines appassionato e sofisticato cultore di storia della marina militare e non solo, mi ha contattato recentemente e chiesto con il suo approccio garbato, ma pressante, di fornire in questo convegno,che si svolge nella sala Alessandrina di questa prestigiosa Accademia dell’Arte Sanitaria, una testimonianza diretta sull’ultimo viaggio impegnativo che il Professor Tucci decise di intraprendere per visitare le missioni archeologiche operanti da tempo in Oriente. E io non ho potuto rifiutarmi di aprire più di un cassetto di ricordi su un periodo oramai lontano nel tempo che ha rappresentato una svolta importante nella mia vita, sotto vari aspetti.

Nel 1976, giovane tenente colonnello responsabile dei reparti di cardiologia e medicina ufficiali dell’ospedale militare “Celio”, fui segnalato al Professor Giuseppe Tucci, come l’ufficiale medico all’epoca più idoneo per accompagnarlo in un lungo ed impegnativo viaggio. Il viaggio fortemente voluto dal mitico Tucci. all’epoca ottantaduenne ma vigorosissimo ancora nel fisico e ancor più nell’intelletto, prevedeva di recarsi a visitare le sedi dove erano in corso campagne di scavo e di restauro, iniziate nella valle dello Swat in Pakistan, in Afghanistan ed in Iran, sotto la sua supervisione e da lui affidate a personaggi del calibro di: Faccenna, Scerrato, Taddei, Stacul e Galdieri. Parlo di personaggi di chiara fama nel loro campo, non più viventi, innamorati della loro attività e devotissimi a Tucci come ebbi modo di constatare direttamente in quel viaggio indimenticabile.

Ritengo che nell’individuare la mia persona da scegliere per questa missione delicata che prevedeva incontri con le massime autorità politiche ed istituzionali dei paesi suindicati, allo scopo di coinvolgerle sempre più nella protezione delle sedi di scavo, del personale italiano ivi operante nella custodia dei preziosi reperti archeologici, sia stato oltre la preparazione professionale da me maturata nei lunghi anni trascorsi in ospedale, l’incarico di insegnamento nella Disciplina di Antropologia fisica ed Antropometria a me conferito, presso la sede decentrata di Cassino, dell’Istituto Superiore di Educazione Fisica di l’Aquila, oggi Facoltà di Scienze Motorie.

La presentazione e il primo incontro con il Maestro, come presi la consuetuedine di chiamarlo, avvenne nella primavera del 1976, ad opera di Eugenio Galdieri, grande architetto italiano, responsabile per l’ ISMEO, del restauro conservativo di molteplici edifici monumentali, edificati nel 1600, dallo Scià Abbas 1° il Grande, della dinastia Safavide, nell’antica capitale dell’Impero Persiano Isfahan, tra cui la Grande Moschea ed il Palazzo Alì Capu che ornano maestosamente una piazza tra le più grandi del mondo, in un complesso architettonico dichiarato dall’UNESCO, patrimonio dell’umanità nel 1979, dopo il completamento del meticoloso lavoro compiuto dalla Missione Archeologica ivi operante.

Del Professor Tucci apprezzai immediatamente, l’autorevolezza che emanava in un colloquiare sugli argomenti più vari, da cui traspariva l’ eclettismo di una cultura frutto evidente di studi approfonditi ma espressa con un eloquio semplice che metteva a suo agio l’interlocutore. Mi impose fin dai primi contatti l’uso del Tu nei nostri colloqui privati, precisando di non volere ammettere deroghe da questa sua decisione, ciò malgrado una rilevante differenza anagrafica, che peraltro non gli impedì di camminare speditamente come un giovanotto il giorno dopo il nostro arrivo a Teheran, durante una sgambata nei giardini pieni di rose, contigui al palazzo imperiale ed eravamo ad una quota di +/-1500 metri Sul livello del mare.

Rimasi colpito del profondo rispetto che tutte le autorità di governo ed i massimi responsabili delle istituzioni culturali dei paesi da noi visitati, dimostravano palesemente in tutti gli incontri da Tucci meticolosamente programmati sin dall’Italia, con il supporto della nostra Diplomazia.

Rimasi altresì impressionato dalla semplicità del suo approccio diretto e senza preamboli o fronzoli entrando nel cuore di argomenti complessi, suscitando ammirazione sincera negli interlocutori di tutti i livelli, dai Ministri, agli Ambasciatori, ai mercanti d’arte sino ai rigattieri,sue vecchie conoscenza di antichi viaggi che andava a visitare senza alcun preavviso.

Non era possibile trascorrere un giorno, senza che si inventasse incontri di studio o programmasse e pianificasse con i giusti interlocutori un potenziamento delle nostre strutture di ricerca archeologica, nonché una nuova campagna di scavo in siti individuati con ineccepibile rigore scientifico o proponesse ulteriori direttivi di restauro conservativo sulla base delle relazioni regolarmente ricevute dai nostri capi missione.

Non esagero nell’affermare che la scala dei valori nella mia vita successiva all’ormai lontano 1976 in cui mi sono trovato a condividere strettamente tutti i suoi contatti umani, politici e diplomatici, nonché ad apprendere ed assimilare convintamente le sue frugali scelte alimentari, sia cambiata profondamente nel corso di quel lungo periodo, in cui fui reso partecipe di confidenze personali che ho sempre conservato gelosamente nel mio cuore.

Desidero riferirvi un particolare sull’alimentazione frugale, che ha sicuramente lasciato un segno sulle mie abitudini successive. Accadeva che affrontassimo insieme viaggi in autovettura, di moltissime ore, spesso con scorta armata, nel Pakistan settentrionale e sempre in Afghanistan. Il professor Tucci, mi aveva consigliato prima di partire di assicurarci di avere una scorta di olio di oliva e di formaggio parmigiano suddivise in più contenitori. Questo semplice accorgimento si è rilevato prezioso quando attraversando territori pressochè desertici, ci fermavamo per brevi soste, in locali modestissimi chiedendo sempre e soltanto riso lessato e pollo arrosto, cotto sotto i nostri occhi. Non assumevamo mai in tali circostanze, acqua, dolci o gelati e bevevamo solo thè bollente sempre preparato in nostra presenza. Quell’insegnamento non l’ho più dimenticato da allora e mi è servito in altre occasioni di viaggio, in altri contesti ambientali.

Concludo questo flash su quel periodo lontano, ricchissimo di sensazioni velocemente riemerse dopo tanti anni, per trasmettervi ciò che Giuseppe Tucci mi disse un giorno durante quel lungo viaggio percorso spalla a spalla, quasi come un invito ad una conoscenza più approfondita di me stesso. Affermò in modo perentorio che io ero maturo nell’applicare nella mia vita la spiritualità contenuta nell’esperienza di Budda. Non ritengo di aver dato seguito a quanto il grande Tucci mi indicò allora, ma quella frase inaspettata affiora talvolta nel profondo del mio essere. Vi ringrazio per la attenzione paziente, che avete dimostrato su un incontro fondamentale per la mia esperienza di vita.


Relazione esposta dal Gen. Prof. Presidente dell'Associazione Nazionale Sanità Militare Italiana Michele Anaclerio al Convegno “GLI UFFICIALI MEDICI DI MARINA CHE ACCOMPAGNARONO GIUSEPPE TUCCI IN NEPAL E IN TIBET”, organizzato dalla Sezione di Storia della Medicina Militare della Società Italiana di Storia della Medicina presso la Sala Alessandrina dell'Accademia di Storia dell'Arte Sanitaria di Roma il 24 novembre 2017

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